Se mi chiedessero chi per antonomasia sia impegnato sul sociale, da Cattolico risponderei senza dubbi Dio.. E visto che una delle motivazioni per cui il nostro impegno nel sociale è sempre subordinato alle prestazioni che dobbiamo offrire per dimostrare di essere vivi e produttivi, sembra scontato che quello che ci manchi, in fondo, sia solo il tempo.. Così alla mia risposta da Cattolico qualcuno potrebbe obiettare sarcasticamente, beh Nostro Signore ha dalla Sua l’Eternità. Allora mi chiedo come mai il cane che vive un tempo di vita così più breve del nostro riesca a fermare la sua esistenza per consegnarla del tutto all’uomo. L’uomo si accartoccia su se stesso nell’intento di salvaguardarsi in questa vita delle prestazioni passando un’intera esistenza a chiudersi nel proprio bozzolo mettendo dentro tutte le sue conquiste materiali, pur nascendo, paradossalmente per spirito e mezzi, farfalla.. L’uomo si risparmia, in sostanza, fermandosi in sé stesso. Per fortuna ci sono anche degli uomini che per sensibilità innata, o per essere stati toccati dalle esperienza della loro vita, si aprono al mondo con disinteressato altruismo. E alcuni di questi uomini scelgono il cane come compagno di viaggio nel territorio sconfinato del “bene fattibile”. Il cane non chiede nulla. Si accontenta di viaggiare con l’uomo. Il cane come un bambino piccolo si nutre della vita psichica degli uomini nutrendosi dei loro sguardi amorevoli. Sebbene notoriamente i bambini privati di questa amorevole cura riportano danni psichici, il punto è che i genitori fanno spesso un investimento emotivo che cura gli aspetti emozionali ed affettivi della relazione , basandosi , per farli sentire amati , sul soddisfacimento dei bisogni primari o sull’immancabile lettura delle fiabe tanto quanto sul non meno importante spazio riservato al gioco, ma trascurano una parte del sentimento dell’amore che oltre a poggiare sulla scontata purezza dei sentimenti, si fondi sull’etica oggettiva, quanto su una relazione non meno che sulla volontà. E nel paradigma dell’etica oggettiva rientra un codice educativo che oggi troppo spesso i genitori faticano ad applicare quasi che il rapporto possa essere “sporcato” dalle regole imposte dal “cattivo” della situazione. Il punto è che i genitori così come i possessori di cani troppo spesso hanno bisogno loro.. di sentirsi amati, e trascurano il fatto che far sentire amato un bimbo quanto un cane voglia invece dire tanto amare quanto educare attraverso la protezione che si estrinseca in una struttura contenitiva fatta di paletti chiamati “no”. I bambini per crescere hanno bisogno di amore quanto di educazione. Non si è genitori come non si può essere possessori di cani se non si educa. Pena la rinuncia alla completezza della relazione con i figli esattamente quanto la rinuncia alla completezza della relazione col proprio cane.
Allora avviene che uomini che abbiano prima generata e metabolizzata questa comprensione dentro di sé, colgano il senso di guardare all’amore oltre la scontata purezza dei sentimenti, approdando là, dove quello che si debba trasferire agli altri, è un concetto di amore legato inscindibilmente alla responsabilità di capire il cane come essere senziente diverso e fuori da noi. Il ponte che si crea allora non è tra noi ed il nostro sentire o quello degli altri, ma tra il nostro sentire ed il suo. Questo è il discrimine tra la possibilità di relazione e l’errore della fruizione.
Quando pensiamo ad un cane che salva delle vite, in mare , in montagna sotto una slavina o sotto le macerie di un palazzo crollato, non inganniamoci, il cane non è un filantropo. Quello che osserviamo in queste occasioni è il frutto meraviglioso della collaborazione attraverso pratiche di addestramento che esaltino le doti olfattive e di spirito di collaborazione con l’uomo, comunque innate nel cane. Ma l’afflato, questo respiro d’insieme che consente di guardare al “cane sociale” , questo va molto più in profondità di qualsiasi spiegazione, e mi concederete, spero, di dipingerlo per Voi attraverso l’idea del dono di Dio. E’ dunque il regalo per entrambi di un compagno, che per “l’uomo nel bozzolo” diventa l’immagine di come ci si possa dare agli altri senza avere in cambio niente altro che la condivisione; è, allora, un esempio di fraternità, dove sia l’uomo che il cane imparano a prendere e a dare non secondo la misura materiale del “do ut des” , ma secondo l’urgenza che Dio ha compreso stare dietro l’insegnare alle Sue creature cosa voglia amare .
Alcune forme del dono:
davanti ad un caffè, chiacchierando con Stefano Antinori, sardo di nascita ma pugliese di adozione, mi sono
fatto raccontare , e vi racconto a mia volta, la sua esperienza. Soltanto una tra le tante, per fortuna..
“La presenza del cane oggi, è una di quelle esperienze che aiuta a colmare l’immenso vuoto affettivo aperto dalla società del “benessere”, dove tutto si può comprare, senza soddisfare ciò che desideriamo veramente - cioè, la disponibilità, l’attenzione e l’accettazione di noi stessi per quello che siamo, con i nostri pregi e difetti, senza le “maschere” che spesso indossiamo durante la giornata, ed a prescindere da ciò che possediamo.
La natura generosa del cane trova la sua espressione più autentica nella quotidianità: all’interno della famiglia come promotore di comunicazione, negli importanti stimoli formativi che sa offrire al bambino, nell’aiuto psicologico e affettivo che dona a persone diversamente abili, anziani, malati e persone affette da sofferenze interiori non evidenti e di cui poco ci accorgiamo data la nostra poca capacità d’ascolto.
I benefici che si possono trarre per coloro che accettano questa presenza sono tanti e confermati dalla scienza, infatti è stato dimostrato che migliora il nostro sistema immunitario, la capacità di curare sé e gli altri, previene malattie cardiovascolari, allevia lo “stress”…
In questo contesto si inserisce una corretta educazione del cane e del suo proprietario, affinché si ottenga il miglior rapporto tra i due e la più corretta e civile relazione con il contesto urbano e familiare nel quale tale binomio vive.
Si può affermare che oggi il cane, se opportunamente educato e inserito nel contesto familiare e sociale in cui vive è una risorsa di utilità sociale, perché è in grado di dare a coloro che lo accettano i benefici sopra descritti.
Posso raccontare diversi episodi in merito a quanto sopra descritto, ma desidero soffermarmi su alcuni che vedono protagonisti dei cani impiegati come mediatore in attività ludico-educative.
Voglio iniziare da due cani, un border collie ed un beagle che hanno consentito ad un gruppo di diversamente abili e normodotati che frequentano una scuola secondaria di primo grado di integrarsi realmente: l’ entusiasmante risultato di tutto il “gruppo scolastico” è stato raggiunto semplicemente attraverso un mini percorso di ludo-agility.
Le emozioni in questa esperienza durata quasi due anni scolastici sono state intense, perché nel primo anno scolastico è emersa la forza aggregante e l'ilarità che può trasmettere il cane, nel secondo grazie alla partecipazione di un mastiff è emersa la possibilità di correggere problemi comportamentali legati all'iperattività di alcuni alunni; è stato incredibile poter vedere una cagnetta di quasi 90 kilogrammi invitare i bambini sdraiandosi a pancia all'aria porgendo a ciascuno la zampa.
Un altro episodio riguarda l'impiego di un Pit Bull di nome Indio e di un Boxer di nome Carlos, con un bambino di 7 anni con tratti autistici che non parlava. Dopo diversi incontri, ha iniziato ad articolare qualche parola, ma soprattutto è stato emozionante assistere al “divenire” della relazione tra questo bimbo ed i due cani, che ha portato il piccolo dal condurli al guinzaglio a pensare a farli bere, fino ad articolare e pronunziare il nome di uno dei due..
Quest' estate, grazie alla presenza di una Terranova, abbiamo potuto accompagnare tuffandoci da una barca all'interno di una grotta marina, un gruppo di ragazzi a sua volta. Chiaramente i giochi li condusse lui: il cane entrò nella scuola con le perplessità da parte degli educatori per la mole ed il colore nero, il muso pieno di pelo, ma ecco quello che non ti aspetti, la ragazza lo guarda incuriosita e prende il guinzaglio, lui la segue con la coda dell'occhio e resta immobile come una statua lasciandosi accarezzare, poi con delicatezza le lecca la mano ed inizia a seguirla.
Tutti fummo stupiti e felici nel poter osservare che al terzo incontro quella ragazza, aveva ricominciato a relazionarsi con tutti ed andava in giro per il cortile della scuola fiera di mostrare quel suo amico con cui semplicemente bastava uno sguardo per capirsi. Senza incensarmi stupidamente posso solo raccontare che queste righe portano dietro il lavoro e la dedizione di anni che è passata dallo sguardo su me stesso attraverso un cane, al volgersi agli altri avvicinandoli con garbo insieme ai miei cani, per consegnare almeno quel tempo, che non voglio pensare sia soltanto mio.”